Per poter affrontare questo tema è necessario suddividere ambiti diversi tra loro: il primo ambito raggruppa quei genitori che ritengono che sia meglio resistere in un rapporto che non funziona –e che magari è anche estremamente conflittuale- per il bene dei figli. A questo proposito va detto che, in realtà, si tratta di una scusa che i genitori accampano perché incapaci di affrontare la situazione assumendosi la responsabilità per le conseguenze. I figli non stanno mai bene in situazioni di costante conflitto e quindi escludiamo che sia per il loro bene che rimaniamo all’interno della relazione. Inoltre l’idea di amore che gli rinviamo è negativa. Come possiamo assumerci la responsabilità di trasmettere l’idea che l’amore sia “resistere”? sopportare e sopportarsi? Litigare in continuazione? Rispondere male al partner?
Altro ambito: aver paura di creare un trauma nei figli è ragionevole ma mi sento di rassicurare chi dovesse avere questo timore poiché esiste un’abissale differenza tra “creare un trauma” e “dare un dispiacere”.
I figli, a debito momento, vanno resi partecipi della decisione maturata dai loro genitori. e se ci muoviamo con intelligenza e consapevolezza, non potremo evitare che siano dispiaciuti -é lecito che lo siano e sarebbe innaturale e preoccupante il contrario- ma potremmo sicuramente risparmiargli di vivere un trauma.
Quindi il modo di procedere alla condivisione della decisione maturata è fondamentale per evitare il trauma, in particolare, sottolineo l’importanza di esporre la decisione in copresenza di entrambi i genitori, in modo che quando parla uno i figli possano essere rassicurati nel vedere che il discorso è accettato e confermato dall’altro genitore e vederli d’accordo almeno su quel punto.